PISCINE PRIVATE E NORMA UNI 10637
Con questa sigla si identifica un documento emanato dall’ Ente Nazionale Italiano di Unificazione, che raccoglie una serie di indicazioni tecniche per la progettazione delle piscine.
Non è possibile pubblicare il testo integrale, in quanto esso è disponibile a pagamento presso il sito istituzionale dell’ente, ma possiamo introdurre alcuni aspetti, fra quelli che riteniamo più interessanti.
La norma tecnica UNI 10637 ha come titolo “Piscine – Requisiti degli impianti di circolazione, trattamento, disinfezione e qualità dell’acqua di piscina” è datata 25 maggio 2006
In primo luogo va detto che quasi tutte le leggi e le norme nazionali e regionali in materia di piscine, siano esse ad uso pubblico che condominiali, fanno esplicito riferimento a questa norma, considerandola punto di riferimento tecnico per la tutela della salute degli utilizzatori. Per questa ragione non è possibile non tenerla presente in fase di progettazione di una nuova piscina oppure nella ristrutturazione di una piscina esistente, seppure privata.
In primo luogo va detto che quasi tutte le leggi e le norme nazionali e regionali in materia di piscine, siano esse ad uso pubblico che condominiali, fanno esplicito riferimento a questa norma, considerandola punto di riferimento tecnico per la tutela della salute degli utilizzatori. Per questa ragione non è possibile non tenerla presente in fase di progettazione di una nuova piscina oppure nella ristrutturazione di una piscina esistente, seppure privata.
Non c’è, comunque, nessun obbligo legislativo per quanto riguarda la costruzione delle piscine private, non sono state emanate leggi che stabiliscano regole costruttive e tecniche. Rimane il buonsenso, ma essendo diventato merce rara, è sempre più facile incontrare approssimazione e incompetenza, perchè l’unica ragione messa in campo è la riduzione dei costi, a scapito di un lavoro ben fatto, che funzioni e sia duraturo.
È evidente che un utente privato non può diventare un esperto nel riconoscere a priori la qualità di ciò che gli viene offerto, infatti dovrebbe essere la categoria degli installatori ad impegnarsi nell’offrire competenza e professionalità, ma va anche detto che spesso è difficile far comprendere al cliente finale che merita spendere qualche euro in più all’inizio, piuttosto che pentirsi a lavoro finito. La conseguenza? Noi riceviamo centinaia di chiamate ogni anno da parte di clienti insoddisfatti e delusi da ditte concorrenti, e nessuno è mai disposto ad ammettere che aveva scelto il prezzo più basso…
Purtroppo i difetti si manifestano nel tempo, si traducono in costi di manutenzione gravosi, in ricambi inesistenti, in assistenza che non viene mai garantita.
Purtroppo i difetti si manifestano nel tempo, si traducono in costi di manutenzione gravosi, in ricambi inesistenti, in assistenza che non viene mai garantita.
Ma torniamo alle questioni tecniche, cercando di fornire qualche indicazione utile.
Non tutti gli aspetti della norma UNI sono indispensabili o applicabili in una piscina privata, ma sicuramente le caratteristiche di filtrazione, i tempi di ricircolo e i parametri idraulici sono tra quelli che riteniamo più importanti.
Non tutti gli aspetti della norma UNI sono indispensabili o applicabili in una piscina privata, ma sicuramente le caratteristiche di filtrazione, i tempi di ricircolo e i parametri idraulici sono tra quelli che riteniamo più importanti.
CARATTERISTICHE DELLA FILTRAZIONE
La normativa consente, sostanzialmente, l’uso di qualunque tipologia di filtro, a condizione che siano rispettati i parametri dell’allegato Tabella A dell’accordo Stato/Regioni.
I filtri che con più frequenza vengono utilizzati nelle piscine private, sono del tipo a sabbia monostrato o del tipo a cartuccia.
Senza riprendere le varie caratteristiche tecniche dei vari filtri, ci soffermiamo solo sulla velocità di filtrazione e sui tempi di ricircolo.
I filtri che con più frequenza vengono utilizzati nelle piscine private, sono del tipo a sabbia monostrato o del tipo a cartuccia.
Senza riprendere le varie caratteristiche tecniche dei vari filtri, ci soffermiamo solo sulla velocità di filtrazione e sui tempi di ricircolo.
Velocità di filtrazione
Si intende con questa definizione la quantità ed il tempo necessari ad attraversare la massa filtrante, e viene calcolato in metri/ora. Nelle piscine private e per un filtro a sabbia, la velocità massima consentita è pari a 50 metri/ora, ed a questo valore deve quindi essere calcolata la portata massima del filtro stesso.
Questi valori devono essere indicati su una etichetta posizionata dal produttore sul filtro stesso, insieme alle dimensioni e al volume.
Se quindi abbiamo necessità di avere un filtro con una portata di 20 mc, dovremo scegliere un modello che ci fornisce questo valore ad una velocità massima di 50 m/ora.
Che cosa può succedere se scegliamo un filtro con una portata inferiore?
Se non ci si discosta molto dai valori, probabilmente non ci accorgiamo di nulla, l’impianto sembra funzionare in modo corretto, ma per ottenere una portata superiore a quella nominale dovremo aumentare la velocità di filtrazione, superando quella di 50 m/ora, e ne conseguirà anche un aumento della pressione. Nel tempo si verificherà “l’effetto proiettile”, cioè quel fenomeno per cui una elevata velocità non permette alla massa filtrante di trattenere le particelle di sporco, e le reimmette nella piscina…
In pratica la qualità di filtrazione decade molto e le particelle più piccole saranno sempre presenti in sospensione provocando torbidità.
Un secondo aspetto, legato all’aumento di pressione, è la maggiore fragilità dell’impianto e la necessità di contro-lavaggi molto più frequenti.
Perchè scegliere allora un filtro con portata inferiore al necessario?
Semplicemente perchè sarà più piccolo e meno costoso… e le differenze possono anche essere di qualche centinaio di euro.
Questi valori devono essere indicati su una etichetta posizionata dal produttore sul filtro stesso, insieme alle dimensioni e al volume.
Se quindi abbiamo necessità di avere un filtro con una portata di 20 mc, dovremo scegliere un modello che ci fornisce questo valore ad una velocità massima di 50 m/ora.
Che cosa può succedere se scegliamo un filtro con una portata inferiore?
Se non ci si discosta molto dai valori, probabilmente non ci accorgiamo di nulla, l’impianto sembra funzionare in modo corretto, ma per ottenere una portata superiore a quella nominale dovremo aumentare la velocità di filtrazione, superando quella di 50 m/ora, e ne conseguirà anche un aumento della pressione. Nel tempo si verificherà “l’effetto proiettile”, cioè quel fenomeno per cui una elevata velocità non permette alla massa filtrante di trattenere le particelle di sporco, e le reimmette nella piscina…
In pratica la qualità di filtrazione decade molto e le particelle più piccole saranno sempre presenti in sospensione provocando torbidità.
Un secondo aspetto, legato all’aumento di pressione, è la maggiore fragilità dell’impianto e la necessità di contro-lavaggi molto più frequenti.
Perchè scegliere allora un filtro con portata inferiore al necessario?
Semplicemente perchè sarà più piccolo e meno costoso… e le differenze possono anche essere di qualche centinaio di euro.
TEMPI DI RICIRCOLO
Si definisce in questo modo il tempo necessario affinchè l’intero volume di acqua contenuto nella piscina passi attraverso l’impianto di filtrazione.
E’ evidente che minore è il tempo di ricircolo e maggiore sarà la qualità della filtrazione, sia perchè il volume di acqua passerà più volte nel filtro e quindi sarà più pulita, ma anche perchè avremo meno particelle (foglie, polvere ecc.) che una volta cadute sulla superficie dell’acqua, avranno il tempo di andare a fondo.
La velocità di ricircolo indicata dalla norma UNI per le piscine private, è di 6 ore, cioè in 6 ore l’intera massa di acqua dovrà passare nel filtro.
Quindi, se ho una vasca della capacità di 50 metri cubi, per rispettare il parametro di 6 ore, dovrò calcolare un impianto di filtrazione della capacità di almeno 8,5 mc/ora.
Il tempo previsto di 6 ore, è semplicemente un minimo, ma se dobbiamo filtrare una piscina che avrà una forte presenza di bambini, oppure una vasca con una profondità inferiore a 120 cm, è consigliabile una frequenza inferiore (nelle piscine condominiali si scende a 0,5 – 2 ore).
E’ evidente che aumentando, invece, i tempi di ricircolo, potrò progettare un impianto meno potente (e meno costoso), a scapito della qualità dell’acqua di balneazione.
Per fare un esempio, dati di prove effettuate realmente su piscine e considerando le formule di illustri fisici (Zars e Kubel) ricavabili dalla letteratura in materia, ci dicono che considerando un impianto calcolato con i criteri espressi dalla normativa UNI, con un ricircolo riusciamo a trattenere circa il 50% delle impurità, al secondo passaggio riusciremo a trattenere un altro 50% di impurità (del 50% rimasto) e così via secondo il numero di ricircoli. Per questa ragione, per ottenere un parametro di presenza di inquinanti, adeguato a quanto espresso dalla norma UNI, si consiglia un minimo di 4 ricircoli giornalieri (appunto un ricircolo ogni 6 ore).
Un altro aspetto che si dovrebbe considerare, per una buona valutazione dei tempi di ricircolo, è anche la possibilità di carico inquinante che potrebbe avere la piscina. Se la vasca sarà realizzata in un luogo con forte presenza di vegetazione con foglia caduca, oppure in vicinanza di qualche fonte inquinante (fabbriche, ciminiere, ecc.), oppure se prevediamo che il numero di bagnanti sarà abbastanza elevato.
E’ evidente che minore è il tempo di ricircolo e maggiore sarà la qualità della filtrazione, sia perchè il volume di acqua passerà più volte nel filtro e quindi sarà più pulita, ma anche perchè avremo meno particelle (foglie, polvere ecc.) che una volta cadute sulla superficie dell’acqua, avranno il tempo di andare a fondo.
La velocità di ricircolo indicata dalla norma UNI per le piscine private, è di 6 ore, cioè in 6 ore l’intera massa di acqua dovrà passare nel filtro.
Quindi, se ho una vasca della capacità di 50 metri cubi, per rispettare il parametro di 6 ore, dovrò calcolare un impianto di filtrazione della capacità di almeno 8,5 mc/ora.
Il tempo previsto di 6 ore, è semplicemente un minimo, ma se dobbiamo filtrare una piscina che avrà una forte presenza di bambini, oppure una vasca con una profondità inferiore a 120 cm, è consigliabile una frequenza inferiore (nelle piscine condominiali si scende a 0,5 – 2 ore).
E’ evidente che aumentando, invece, i tempi di ricircolo, potrò progettare un impianto meno potente (e meno costoso), a scapito della qualità dell’acqua di balneazione.
Per fare un esempio, dati di prove effettuate realmente su piscine e considerando le formule di illustri fisici (Zars e Kubel) ricavabili dalla letteratura in materia, ci dicono che considerando un impianto calcolato con i criteri espressi dalla normativa UNI, con un ricircolo riusciamo a trattenere circa il 50% delle impurità, al secondo passaggio riusciremo a trattenere un altro 50% di impurità (del 50% rimasto) e così via secondo il numero di ricircoli. Per questa ragione, per ottenere un parametro di presenza di inquinanti, adeguato a quanto espresso dalla norma UNI, si consiglia un minimo di 4 ricircoli giornalieri (appunto un ricircolo ogni 6 ore).
Un altro aspetto che si dovrebbe considerare, per una buona valutazione dei tempi di ricircolo, è anche la possibilità di carico inquinante che potrebbe avere la piscina. Se la vasca sarà realizzata in un luogo con forte presenza di vegetazione con foglia caduca, oppure in vicinanza di qualche fonte inquinante (fabbriche, ciminiere, ecc.), oppure se prevediamo che il numero di bagnanti sarà abbastanza elevato.
Insomma, come si può comprendere i parametri dei quali dobbiamo tenere conto sono numerosi, e la proposta di un buon progetto (e quindi un preventivo corretto) ne dovrebbe sempre tenere conto. Questa è una delle ragioni per le quali siamo sempre perplessi di fronte a proposte di “kit standard”: come è possibile che tengano conto di tutti i fattori?
Anche senza eccedere nel complicarsi la vita, cercando di far diventare difficili le cose semplici, provate a domandare al venditore che vi propone la piscina qualche informazione sugli argomenti di cui abbiamo accennato… ci saranno delle sorprese!
Anche senza eccedere nel complicarsi la vita, cercando di far diventare difficili le cose semplici, provate a domandare al venditore che vi propone la piscina qualche informazione sugli argomenti di cui abbiamo accennato… ci saranno delle sorprese!
PARAMETRI IDRAULICI
Questo aspetto è ovviamente legato a quanto abbiamo detto in precedenza, ogni componente idraulico (skimmer, immissori, o bordi sfioratori), hanno caratteristiche di portata e di velocità ben precise, per cui non si può prescindere da questa valutazione nel considerarne il numero necessario.
La norma UNI 10637, ammette l’uso degli skimmer nelle piscine private, nel numero minimo di uno ogni 35 metri quadri. Ma la decisione di quanti skimmers prevedere, a nostro avviso, dovrà anche dipendere dalla forma della vasca, dalla presenza di agenti inquinanti, dal volume d’acqua complessivo e dalla quantità di ricircoli che abbiamo previsto.
Per quanto riguarda questo ultimo aspetto, va ricordato che la portata consigliata di uno skimmer varia dai 5 agli 8 metri cubi/ora per cui se ad esempio avessimo una vasca molto profonda, pur in presenza di una superficie che ne limiterebbe il numero, dovremo fare ben attenzione alla portata necessaria per non incorrere in sorprese.
Un’altra questione da tenere sempre presente, è la disposizione, sia degli skimmers che degli immissori.
Gli aspetti che devono essere considerati sono: la presenza di venti dominanti e la forma della vasca.
I venti dominanti in alcune zone creano un flusso relativamente costante, disporre gli skimmers (o il bordo sfioratore) controvento, significa impedire il deflusso dello sporco galleggiante e vederlo gironzolare di continuo sulla superficie dell’acqua.
La disposizione degli immissori deve invece essere studiata per favorire l’invio di masse d’acqua verso gli skimmers, e deve garantire una omogeneizzazione dell’intero volume della piscina, sia per distribuire il più uniformemente i prodotti disinfettanti, sia per accertarsi che l’intera massa venga filtrata.
La norma UNI 10637, ammette l’uso degli skimmer nelle piscine private, nel numero minimo di uno ogni 35 metri quadri. Ma la decisione di quanti skimmers prevedere, a nostro avviso, dovrà anche dipendere dalla forma della vasca, dalla presenza di agenti inquinanti, dal volume d’acqua complessivo e dalla quantità di ricircoli che abbiamo previsto.
Per quanto riguarda questo ultimo aspetto, va ricordato che la portata consigliata di uno skimmer varia dai 5 agli 8 metri cubi/ora per cui se ad esempio avessimo una vasca molto profonda, pur in presenza di una superficie che ne limiterebbe il numero, dovremo fare ben attenzione alla portata necessaria per non incorrere in sorprese.
Un’altra questione da tenere sempre presente, è la disposizione, sia degli skimmers che degli immissori.
Gli aspetti che devono essere considerati sono: la presenza di venti dominanti e la forma della vasca.
I venti dominanti in alcune zone creano un flusso relativamente costante, disporre gli skimmers (o il bordo sfioratore) controvento, significa impedire il deflusso dello sporco galleggiante e vederlo gironzolare di continuo sulla superficie dell’acqua.
La disposizione degli immissori deve invece essere studiata per favorire l’invio di masse d’acqua verso gli skimmers, e deve garantire una omogeneizzazione dell’intero volume della piscina, sia per distribuire il più uniformemente i prodotti disinfettanti, sia per accertarsi che l’intera massa venga filtrata.